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16/07/2019
A poche settimane dalla fine del corso OSS, gli allievi, insieme alla tutor Elisabetta Bottazzi e a Roberta Arlotta, referente dell'ASLT04 dell'ospedale di Chivasso, hanno visitato il Centro di Documentazione sulla Psichiatria dell'ASLTO3, dell'ex Certosa e dell'ex manicomio di Collegno. A fare da guida a questa interessante e toccante giornata, Lillo Baglio, referente del centro e profondo conoscitore di questo luogo e del patrimonio bibliografico e archivistico di inestimabile valore, sia dal punto di vista storico che culturale.
In occasione di questo incontro sono tanti i temi delicati su cui ci si è confrontati: ci si è interrogati sulla follia, sul come e sul perché le persone venissero rinchiuse nei manicomi, sulle sofferenze inflitte agli internati da parte degli operatori, che in quella particolare e inimmaginabile realtà diventavano carnefici. Infine si è parlato della chiusura dei manicomi con la legge Basaglia, che paradossalmente ha spinto decine di loro a suicidarsi, in quanto impreparati ad affrontare la vita al di fuori dal manicomio. Racconti di persone che hanno visto il male dentro di loro e non solo. Un esempio è Natale, rinchiuso a Collegno da giovane, un “genio”, come l'ha definito Baglio, che ha avuto modo di dialogare con lui diverse volte dopo la “liberazione” e su cui ha scritto un libro. Gli allievi hanno potuto visitare l'ex reparto dei “folli”, dove venivano rinchiusi i soggetti ingestibili e quello degli “epilettici”; ripercorrere quegli ambienti ormai abbandonati e provare a immaginare cosa vi succedeva è stata per tutti un'esperienza molto intensa.
A conclusione di questo percorso, gli allievi hanno potuto ammirare alcuni dei quadri fatti negli anni ottanta da ex degenti del manicomio. Solo una parte delle 3500 opere sono esposte, tra disegni a china, matita, pastello e olio che hanno dato vita a una corrente artistica chiamata “Art brut”, “arte grezza”, che ha rappresentato uno spiraglio di fuga dalla reclusione del manicomio. Una città nella città: all'interno dell'ex Certosa vivevano infatti circa 4000 persone.
Autore: En.A.I.P. Piemonte
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